Descrizione
Gli insegnamenti di Epicuro, insieme alla lezione di Lucrezio, suscitarono un profondo interesse nel giovane Ficino, influenzando in modo originale la sua concezione della voluptas. Esteso alle opere di Platone e di Aristotele, è un interesse visibile nei testi risalenti alla prima fase del suo pensiero e nel progetto di una ‘filosofia del piacere’ da cui poi Ficino si distaccò. Ma esso attraversa tutta la sua riflessione, come conferma il fatto che nel settembre del 1497 egli abbia ristampato, per i tipi di Aldo Manuzio, il De voluptate composto alla fine del ’57 quando aveva 24 anni, a conclusione di un volume che comprende alcune delle sue più importanti ‘traduzioni’.
Il volume di Ebgi presenta un’analisi organica del giovanile progetto ficiniano, gettando luce su uno dei più significativi e sorprendenti capitoli della filosofia umanistica.